UN VECCHIO

"E' colpa mia, e' solamente colpa mia", si dice passeggiando lungo
una striscia di terra sconnessa, circondata da erbace e fiori selvatici.
Da un paio d'anni ormai, non appena il sole settembrino riesce a farsi
largo nel cielo chiaro e mitigato dal vento proveniente dal mare, cammi-
nare per mezzora, e a volte anche per un'ora sopra l'argine del fiume
e' diventata un'abitudine. Sentirsi l'aria cozzare contro il viso, veder-
la premere sul petto la camicia bianca di lino e rigonfiare sulle spalle
il giubbotto azzurro, si e' rivelata anch'essa una piacevole occasione
capace di risvegliar la mente e i suoi pensieri.
O cosi', almeno, lui ha sempre creduto.
"Ha ragione Marta" dice, "sono un vecchio brontolone, ecco cosa sono.
Dico cose che non dovrei dire e mi lamento per un nonnulla..."
Le sue scarpe di stofa morbida, prettamente estive, si fano strada
lugo il vialetto. Schivano prima un sasso, poi l'altro. Fa molta atten-
zione sia ai sassi che alle cunette de tereno. Non si e' certo dimenti-
cato di quando, alcuni mesi prima, percorrendo l'argine del fiume, gli
capito' all'improvviso di perdere l'equilibrio e di cadere pesantemente
a terra.
Li' per li' si guardo' attorno, incredulo; era convinto che qualcuno,
da dietro, lo avesse spinto o gli avese fatto uno sgambetto. Uno di
quegli scherzetti, insomma, che i ragazzi ancora imberbi erano abitua-
ti a congegnare, indotti da chissa' quale spirito perverso, contro le per-
sone di una certa eta'.
Si giro' su se stesso piu' volte, ma non vide nessuno.
Quando fece per alzarsi senti' un gran dolore in fondo alla gamba. Con
l'indice si tasto' tutto il piede destro e la caviglia, in cerca del pun-
to dolente. Penso' che doveva trattarsi del malleolo.E in meno di un mi-
nuto, proprio la zona attorno al malleolo prese aq gonfiarsi. Premette
con forza il palmo della mano contro la parte ferita, volendo quasi impe-
dire che si gonfiasse. Strinse i denti e gli occhi per la sofferenza.
Piu' tardi, riavuto dal dolore, si rese conto di cosa fosse successo.Era
inciampato, semplicemente. Niente piu' stupido e banale di una caduta
dovuta a una buca del terreno.
Zoppicando, e forzando il meno possibile sulla caviglia destra, riusci'
in qualche modo a trascinasi verso casa ...
"Perche' l'ho fatto?" MI stava solo aiutando.Non so proprio cosa mi
abbia preso!"
Le smorfie e le espressioni del viso accompagnano ora i suoi brontolii.
"Stava semplicemente dandmi una mano.Forse pensava che non ce l'a-
vrei fatta da solo; che alzare quell'ageggio da terra...Ma,perdio,e'
mia figlia! Non doveva, ecco tutto."
Giunto alla piattaforma che da' sul fiume, il vecchio si ferma davanti
alla ringhiera di protezione.
Osserva l'acqua.Gli sembra subito piu' scura del solito: pressoche'
calma, con qualche increspatura in superficie. Il vecchio si volta indie-
tro, poi di fianco, poi ancora verso l'acqua. E' strano. Un silenzio
totale avvolge il fiume e i campi coltivati ai suoi lati. Vede, n lonta-
nanza, un paio di trattori che stanno lavorando il terreno. Il suono dei
loro motori non sembra farcela ad arrivare fin li'. Agli occhi sono sol-
tanto piccoli giocattoli che muti procedono fra i solchi e le zolle
rialzate.
Togliendosi dalla ringhiera, il vecchio scende la scainata che porta
sulla riva del fiume. Riconosce poco piu' avanti la grossa roccia usata
dai bagnanti come scoglio-prendisole. E' molto larga e piatta, appena
dentro la riva. Sono molti anni che sta li', nessuno nel paese sa con
precisione chi ce l'abbia portata. Ad ogni modo, al vecchio piace quel
masso appiattito. Gli piace soprattutto sederci sopra: affondare i piedi
nudi nell'acqua ed osservare il sole che, nel vespro, tramonta.
Felice di non vederla occupata da alcuno, si accosta alla roccia e vi
si appoggia conil corpo. Si sfila entrambe le scarpe e poi i calzini;
adagia il tutto accanto a se', e con espressione soddisfatta siede, immer-
gendo i piedi a bagno.

Dal silenzio generale aslcuni giovanotti sbucano fra i canaletti della
sponda opposta del fime. TRasportano a mano una canoa. Raggiunta la
riva, appogiano l'imbarcazione con le pagaie all'ombra di alcune erbacce.

Il vecchio abbandona per un attimo le sue riflessioni e li osserva.
Sono distanti circa cento metri, forse qualche cosa di meno. Sono in cn-
que, e dimostrano tuti quindici o sedici anni.
Una volta deposta la canoa, i ragazzi prendono a spogliarsi.
"E' un po' freddo per fare il bagno" pensa il vecchio. Le loro voci
arrivano come un'eco alle sue orecchie.
Leggermente piega la testa di lato e cerca di ascoltare.
"Dai Max, che ti prende?" esclama uno di loro.
" Si vergogna, non lo vedi?"
" Ah ah ah "
" Piantatela di ridere!"
A lamentarsi e' un ragazzo con i capelli rossi, evidentemenete e' lui
quello preso di mira.
"Andiamo Max, che aspetti?"
"Vuoi che ti dia una mano?"
"Ah ah ah"
"Cristo, Max!"
Max, il ragazzo con i capelli rossi, se ne sta semi-nascosto fra i canne-
ti. Dalla sua sponda il vecchio assiste molto bene alla scena.
"Siete sicuri?" dice Max "siete sicuri che non c'e' nessuno?"
"Perche' voresti che fosse qui la tua Guendalina?"
"Ah ah ah"
"Ridete, ridete" dice Max, "poi succede come l'altra volta..."
"Non temere" gliribatte un ragazzo,"non ci sono guardie in giro!"
"Ma qualcuno potrebbe chiamarle !"
"Uffa!"
Spazientito uno dei cinque comincia a guardarsi attorno. Con le mani
sui fianchi perlustra ad occhio tutta la sponda.
Scuote la testa.
"Di qua non c'e' nessuno!" informa.
Lo stesso ragazszo poi inizia ascrutare la sponda oposta. Fa scorrere
velocemente lo sguardo lungo la riva, e ad un tratto si accorge del vec-
chio. Vede che questi lo sta fissando. Seduto sopra una roccia, il vecchio
attende la sua reazione.
Dopo aver esitato, il giovano si volge agli amici.
"Tutto a posto!" proclama ad alta voce, "non c'e' anima viva!"
Muovendosi dale frasche il ragazzo con i capelli rossi fa la sua appa-
rizione inmezzo al gruppo. E' nudo, e tiene in mano gli indumenti
spiegazzati.
Un ciccione gli si avvicina e lo squadra dall'alto in basso.
"Be?" esclama con voce stridula, "tutto qui?"
"Cretino!" gli dice Max.
"Forza ,chi arriva ultimo al ponte torna a casa a piedi!"
IN meno di un secondo, tutti i ragazzi si trovano a mollo. Le loro
grida e le risa smozzate dall'acqua si spandono confusamente lungo tutta
la curva del fiume e dei campi. A forza di bracciate vigorose procedono
assieme affrontando la corrente, facilmente la penetrano e lasciano
ale loro spalle soltanto brevi, spumose fenditure. All'impatto di ogni
arto con la'acqua vengono lanciate contro il cielo noto fragorose che,
dopo aver volteggiato nell'aria, precipitano giu' rimbalzando fra le can-
ne sussultanti.
Dalla sua sponda il vecchio ha da poco distolto lo sguardo dallo
spettacolo. Si e' accorto che l'acqua sotto di lui si e' intorbidita,
divenendo scura e marrone. Le correnti fredde della sera hanno cominciato
a smuovcere la sabbia dei fondali, e anche le piccole orate che sonnec-
chiavano fino a poco fa sulla riva hanno preso altre direzioni muovendosi
a gruppi versoil fondo.
Questo improvviso mutamento fa trasalire il vecchio. E' come se una
scossa fosse partita dalla superficie dell'acqua e risalendo le gambe
avesse raggiunto il petto. Non e' dolore, non e' rabbia. E' come un falo'
tenuto dentro, da sempre soffocat, e che ora e' pronto a rimestarsi e
divampare. In piedi, davanti ala roccia, cercando un volto al quale
rivolgersi il vecchio lancia uno sguardo dritto verso il sole: i campi
all'orizzonte lo hanno gia' tagliato, e riflettono rossicci gli ultimi
suoi raggi.
Tutto fa pensare che sara' una bella giornata domani.
"Si,sara' davvero una bella giornata"
E cosi' dicendo, una lunga strada si apre a ventaglio innanzi a lui;
timidamente, come se le luci e i colori e le scritte di colpa che scorrono
davanti ai suoi occhi volesero a gradi abituarlo a quest'ultima emozione.
Egli sorride e trovando un varco di inattesa e recuperata tranquillita'
si concede loro con il volto schiuso verso il cielo, nel quale riverbera,
soltanto per un attimo, il suono goffo e silenzioso, tipico del rigurgito
di un fiume.

di Corrado Guzzon
Via Orelli, 3
20035 Lissone (MI)